Tante, troppe convenzioni per il conferimento di incarichi agli avvocati che prevedono compensi bel al di sotto dei parametri forensi: sulla questione Equo compenso interviene il Foro di Napoli che ha invitato i propri iscritti e tutti gli Ordini e collegi del distretto, oltre alle associazioni forensi, ad informare e denunciare le continue violazioni che stanno sminuendo il ruolo dell’Avvocatura. “Alcuni accordi e clausole vessatorie sono lesive della dignità e del decoro della Professione in quanto il compenso non è oggettivamente proporzionato alla quantità e alla qualità dell’opera prestata. Il fenomeno dell’asta al ribasso applicato alla prestazione intellettuale – ha spiegato il presidente degli avvocati napoletani, Antonio Tafuri (nella foto con il consigliere segretario Napolitano) – svilisce l’importanza dell’opera professionale: la remunerazione giusta ed equa, espressamente riconosciuta dall’articolo 36 della Costituzione, deve essere unicamente quella che rispetti i parametri forensi. Abbiamo sollecitato tutti gli enti pubblici, le società private e pubbliche, gli istituti bancari, le imprese assicuratrici e ogni altro committente a riconoscere ai legali un compenso proporzionato al lavoro svolto secondo i parametri stabiliti dall’articolo 13 della legge 247 e di astenersi dal proporre convenzioni in contrasto con le vigenti disposizioni sull’equo compenso”.
La questione, partita da Napoli si è spostata a Roma ed è stata affrontata anche durante la riunione dell’Organismo congressuale forense che si è tenuta in Cassazione. “È una battaglia non solo sindacale ma anche a favore della tutela dell’effettività della giurisdizione e per la difesa di una buona prestazione professionale in favore degli assistiti” ha precisato Armando Rossi, vicepresidente OCF.