In manette e con la Costituzione sotto il braccio per protestare contro la riforma Bonafede sulla prescrizione: è stata questa la provocazione messa in scena oggi dal Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Napoli al momento di sfilare nella sala dei Baroni del Maschio Angioino per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Dopo l’intervento del presidente Antonio Tafuri, il Consiglio dell’Ordine ha abbandonato la Sala.
Questo il discorso del presidente Tafuri:
“L’Avvocatura, baluardo della democrazia e garante dei diritti, è oggi qui in questa sede, per denunziare i gravissimi attentati ai princìpi e ai valori fondamentali su cui si fonda lo Stato di diritto.
La funzione dell’avvocato, unico tramite delle istanze di giustizia dei cittadini, è quella di evitare che i richiami dei valori costituzionali si riducano a vuoti ed astratti esercizi teorici.
In quei Paesi dove avvengono gravi violazioni dei diritti umani, si verificano compressioni inaudite dei diritti della difesa e del difensore, e gli avvocati vengono perseguitati, arrestati, intimiditi e talvolta finanche torturati.
E’ facile indignarsi per i più eclatanti casi conosciuti dall’opinione pubblica internazionale, basti pensare alle persecuzioni dell’avvocatessa iraniana Nasrin Sotoudeh o degli avvocati turchi, ma la odiosa compressione dei diritti della difesa e del ruolo dell’avvocato sta purtroppo caratterizzando la politica giudiziaria anche nel nostro Paese.
In pericolo vi è l’idea stessa che esprime, legittima e consacra l’Avvocatura, l’idea della libera dialettica, del libero dialogo, del libero confronto, della libera comprensione delle ragioni altrui, per rafforzare o anche modificare le proprie convinzioni. In una parola, l’idea del contraddittorio, pieno, paritario e libero.
La limitazione del ruolo dell’Avvocatura riduce le garanzie dei cittadini e rappresenta un attacco alla democrazia ed allo Stato di diritto.
Noi non ci stiamo, siamo dalla parte della gente, delle persone, dell’Uomo, del cittadino, delle imprese e degli imprenditori, dalla parte del diritto, dello Stato di diritto, dalla parte della Costituzione, dalla parte della Giustizia. Noi reagiamo con ogni strumento legale, con la forza del ragionamento e della dialettica, con ogni iniziativa idonea a sollevare dubbi, interrogativi e discussioni, come ha fatto l’Organismo Congressuale Forense che ha elaborato il quesito referendario sull’abrogazione della riforma della prescrizione, prossimo all’accoglimento da parte della Regione Sicilia.
Non vi è Stato di diritto senza garanzie procedurali e non vi è Stato di diritto là dove le procedure non consentano al cittadino e al difensore di avere la piena possibilità di esporre e far valere
le sue ragioni.
E allora, signor Presidente della Corte:
- Io accuso il potere legislativo che reitera la politica propagandistica secondo cui la riduzione dei tempi processuali può essere conseguita con leggi e non con investimenti e razionalizzazioni degli uffici e del personale magistratuale e amministrativo.
- Io accuso il potere esecutivo che ha approvato un disegno di legge delega per la riforma del processo civile del tutto inaccettabile per la inaudita compressione delle facoltà delle parti, con l’introduzione di irragionevoli sbarramenti e preclusioni e di sproporzionate sanzioni aventi la finalità di limitare al cittadino l’accesso alla giustizia.
- Io accuso il potere esecutivo, che ha paventato l’eliminazione del grado di appello nel processo tributario, senza risolvere le principali questioni relative al contraddittorio, alla parità tra le parti ed alla terzietà del giudice nel rito tributario.
- Io accuso il potere esecutivo di trascurare colpevolmente le strutture giudiziarie, ridotte ad edifici fatiscenti, anche se di recente costruzione, privi di adeguata manutenzione.
- Io accuso il potere esecutivo che si è limitato a prorogare ripetutamente le sezioni distaccate delle isole di Ischia Elba e Lipari, riconoscendone la specificità e meritevolezza, senza però avviare l’iter per la loro definitiva stabilizzazione, oggi in discussione in Parlamento unicamente per l’iniziativa di alcuni deputati sollecitati dall’Avvocatura.
- Io accuso il potere esecutivo di non destinare, ai fini della giustizia, i proventi dei contributi unificati, oltremodo onerosi.
- Io accuso il potere esecutivo che, in nome di un dichiarato rigore punitivo, inasprisce le pene senza tener conto dell’immane ritardo nelle esecuzioni delle condanne penali.
- Io accuso il potere esecutivo che, nonostante decine di condanne ad opera della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, non affronta il problema della disumanità delle condizioni dei detenuti, della reiterata e persistente violazione dei diritti elementari della persona nelle strutture carcerarie e del fine rieducativo della pena.
- Io accuso il potere esecutivo che, in nome di una scriteriata riduzione del numero dei processi, paventa l’eliminazione o restrizione del grado di appello, privando il cittadino del doveroso controllo di legittimità e di giustizia delle sentenze di primo grado.
- Io accuso il potere esecutivo che consente l’abuso delle intercettazioni al di là delle esigenze probatorie e al fine di operare di fatto la ricerca del reato e non la sua prova.
- Io accuso il potere esecutivo che, dichiarando falsamente di voler abbreviare i tempi processuali, non determina i limiti certi e ragionevoli delle indagini preliminari, che di fatto possono protrarsi per anni senza alcuna sanzione.
- Io accuso il potere esecutivo che, sotto le mentite spoglie della sospensione, ha abrogato la prescrizione dopo la sentenza di primo grado.
- Io accuso il potere esecutivo che, per disinformare e fuorviare i cittadini, tace sui dati oggettivi per cui il 53% delle prescrizioni matura nel corso delle indagini preliminari e il 24% nel corso del giudizio di primo grado, veicolando, invece, la falsa idea che della lunghezza dei processi siano responsabili gli avvocati.
- Io accuso il potere esecutivo che ha abolito la prescrizione, spacciando questa misura come intervento acceleratorio e sapendo perfettamente, invece, che il processo senza prescrizione è un processo che non si concluderà mai.
- Io accuso il potere esecutivo di ignorare i diritti e le aspettative delle parti offese e delle vittime del reato, che non potranno mai agire in sede civile per il risarcimento dei danni fino al passaggio in giudicato della sentenza di condanna.
- Io accuso il potere esecutivo che ha dichiarato falsamente al Popolo italiano che la riforma della prescrizione era subordinata al complessivo riordino della legislazione processuale penale.
- Io accuso il potere esecutivo che, abolendo la prescrizione, legittima un processo senza fine privando i cittadini, imputati e persone offese, del diritto al futuro.
Signor Presidente della Corte,
tutti gli Ordini del Distretto di Napoli, qui rappresentati dai Presidenti presenti, l’Organismo Congressuale Forense, la Camera Penale, tutte le rappresentanze associative dell’Avvocatura napoletana, abbiamo deciso di lasciare l’aula e parlare alla cittadinanza per dare il segno tangibile al rappresentante del Ministro che l’Avvocatura si oppone alle sciagurate scelte governative ed è dalla parte del cittadino”.