RELAZIONE DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DELL’ORDINE DEGLI AVVOCATI DI NAPOLI, AVV. MAURIZIO BIANCO, ALL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO DELLA CORTE DEI CONTI, SEZIONE GIURISDIZIONALE DELLA CAMPANIA
Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli è proteso, da tempo, a creare sinergici canali di comunicazione con la Magistratura contabile, desiderando che sia carattere distintivo e peculiare di questa presidenza, un sempre più costante e proficuo dialogo tra le diverse anime della giurisdizione, Avvocatura e Magistratura, che riesca a dare risposte concrete al bisogno di legalità e trasparenza della pubblica amministrazione, espresso dai cittadini del nostro territorio.
Le elaborazioni che scaturiranno dalle nostre comuni riflessioni, infatti, su temi sociali ed economici potranno, anzi dovranno, riflettersi e riversarsi nella giurisprudenza di questa Corte, pur nel pieno rispetto della legge, così da ridare nuova linfa all’aspettativa di una Giustizia materiale, e non soltanto formale, che stimoli le forze sane del Paese a credere che una svolta culturale sia possibile, facendo ciascuno la propria parte.
Ma il dialogo e la condivisione dei principi devono essere i pilastri su cui costruire una casa comune, dove all’azione dei magistrati faccia da contrappeso un rivalutato e qualificato esercizio della funzione defensionale ed insieme, pur con le peculiarità dei rispettivi ruoli, ricercare e trovare una verità che non sia solo processuale.
Soluzioni di natura diversa, che rinvengano in soggetti estranei alla giurisdizione, il ruolo di bilanciamento dei poteri della magistratura inquirente devono, senza esitazioni, essere respinte con forza perché inviolabili ed insopprimibili sono l’indipendenza e autonomia sia dell’Avvocatura che della Magistratura, insieme garanzia di un giusto ed equilibrato processo.
La produzione giurisprudenziale della Corte dei Conti ci offre uno “spaccato” autorevole della situazione in cui versa il nostro territorio ed offre lo spunto all’Avvocatura di proporre riflessioni su temi ad essa cari, quali la tutela dei diritti dei più deboli e la piena realizzazione di uno Stato solidale.
Sul punto non può dubitarsi che la logica dell’efficientismo esasperato e del risparmio con ogni mezzo, lungi dall’ottimizzare l’azione amministrativa ne abbia frustrato ogni velleità di virtuosa incidenza nella realtà.
Con riguardo al primo criterio, migliore esempio non c’è – anche perché parte integrante della nostra vita professionale – della previsione di tempi rigidi e ristretti imposti ai giudici per depositare le loro sentenze così come la contabilizzazione aritmetica del numero di provvedimenti prodotti da ciascun magistrato, affinché questi sia considerato efficiente, tralasciando completamente la qualità delle decisioni, che ormai deve cedere il passo alle statistiche.
Sul risparmio, poi, l’Avvocatura ritiene possa condividersi l’idea che – quanto meno in tema di sanità, istruzione e giustizia – esso si trasformi in inammissibile privazione dei diritti giacché una offerta di servizi o di beni con costi compressi fino ad essere “fuori mercato”, pur se pone al riparo formale da addebiti di responsabilità della pubblica amministrazione, non può che incidere sulla scarsa qualità, quando non si traduca in una successiva ed inevitabile lievitazione dei costi in corso d’opera.
Per non parlare delle tanto attuali riforme “a costo zero”, buone a compiacere le sole esigenze populistiche di taluni, senza che possano neanche lontanamente mantenere ciò che promettono, ma questa è un’altra storia.
Se da un lato, allora, nella Giurisdizione contabile i cittadini ripongono ogni speranza di potersi, un giorno, riconoscersi in una pubblica amministrazione che garantisca una corretta ed efficace gestione del patrimonio comune, dall’altro a questa Corte chiedono, nei limiti che la legge impone, di ricercare un giusto equilibrio tra costi e qualità delle prestazioni, garantendo la sopravvivenza di una democrazia solidale e rifuggendo dalla tentazione di individuare nella concorrenza al ribasso l’unico principio che possa guidare le scelte e le decisioni, quando, invece, aumenta il rischio di dolosa elusione della norma .
In altre parole la spending review non può schiacciare i principi sui quali l’etica e la formazione del giurista si fonda.
In questo senso deve riaffermarsi che il patrocinio a spese dello stato, se costituisce un costo per la collettività da controllare con rigore, rappresenta l’unica efficace risposta alla domanda di giustizia dei meno abbienti e, dunque, un investimento nel diritto di difesa, da garantire a tutti, indipendentemente dalle cifre dei bilanci pubblici.
Il percorso ad ostacoli per ottenere un permesso, una licenza o l’affidamento di un appalto, da cui traspare una evidente sfiducia nel cittadino ma ancor di più nell’amministratore pubblico, è – in realtà – la giustificazione di un approccio difensivo e diffidente che paralizza ogni utile e virtuosa decisione, rimettendo sistematicamente la valutazione alla giustizia amministrativa, ulteriore fonte di costi evitabili e di sfiducia nella macchina pubblica.
Se è vero, come è vero, che – con Sabino Cassese – la legge di Bilancio per il 2018 contiene più di 150 mila parole, equivalenti a due terzi dei vocaboli usati da Alessandro Manzoni per scrivere «I promessi sposi», in un tale contesto la intricata rete di adempimenti burocratici – se pur nati con funzione di garanzia di una corretta amministrazione – si risolve in un facile incentivo alla corruzione.
La Corte dei Conti, dunque, rappresenta nel sentire comune, un ruolo di indirizzo dell’etica pubblica e di garante della vigenza di un patto tra enti pubblici e cittadini, alimentato dalla fiducia nel corretto adempimento degli obblighi reciprocamente assunti, ma che deve essere letto alla luce dei principi sovra costituzionali di eguaglianza e ragionevolezza, svincolate da logiche di mercato dell’azione pubblica.
Perché ciò che, a prima vista, può essere considerata semplicemente una spesa, se protesa alla tutela dei diritti ed al soddisfacimento di un bisogno sociale, deve essere considerato un investimento
Ed allora, ribadito quanto alto sia l’affidamento delle donne e degli uomini del nostro territorio nell’opera del giudice contabile, così come la responsabilità che esso assume con le proprie decisioni, l’Avvocatura Napoletana riafferma il proprio impegno a contribuire, anche nella dialettica processuale, nella ricostruzione di un modello di società fondato sulla fiducia e sulla solidarietà ed augura a tutti voi buon anno giudiziario.